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IERI

Secondo la leggenda, Montalto fu fondato nel V secolo d.C. dagli abitanti di una città della costa che si ritirarono sulla piccola altura, dove sorge il centro antico, per difendersi dalle scorrerie dei pirati.

Le incursioni dei Saraceni tormentarono le nostre coste dal secolo ottavo al secolo dodicesimo d.C..
Montalto esce dalla leggenda ed entra nella storia nel 853 d.C. in una bolla di Papa Leone IV diretta a Virobono, vescovo di Tuscania, compare, per la prima volta, il nome di Montis Alti.

Nel documento papale si legge che il castrum Montis Alti appartiene alla Diocesi di Tuscania, alla quale serviva anche da porto.
Il Castrum Montis Alti fu luogo di confine, sia verso il mare infestato dai Saraceni, sia verso la Toscana occupata dai nemici Longobardi e, “come pure per il suo sterminato, incolto, pestilenziale territorio divenne ben presto un prezioso luogo di difesa, un castello, un castrum”.  

Anche il castello Orsini, il monumento più notevole di Montalto, ha un origine leggendaria. La costruzione si fa risalire a Desiderio (VIII sec.), duca di Tuscia, poi re dei Longobardi, ma non esiste alcun documento storico sull’edificazione del primo castello in Montalto.

Per secoli, il territorio montaltese fu devastato dalla lotta sostenuta contro i Pontefici e gli Stati loro alleati, dai potenti baroni di Vico, che furono signori feudali di Montalto sin dalla metà del secolo XII. Questa lunga lotta tra i Papi e i baroni di Vico, quasi annichilì il castello di Montalto: le campagne in rovina, le case abbandonate, una rarefazione paurosa della popolazione. Papa Martino V, per impedire che Montalto fosse cancellato dalla storia, il 28 febbraio 1421 pubblicò una bolla a favore dei pochi montaltesi rimasti nel nostro territorio. La bolla predetta prevedeva che i pochi abitanti rimasti, non fossero “molestati” per due, ovvero quattro anni per i delitti commessi nei luoghi della chiesa.

Il Papa si interessò anche delle condizioni dei terreni, delle case diroccate e delle vigne abbandonate. La bolla di Papa Martino V del 28 febbraio 1421 è di importanza fondamentale per conoscere la storia di Montalto.

Dopo la sconfitta dei potenti signori di Vico nel 1359, il Castello di Montalto cominciò a passare di mano in mano. Fu dominato dagli Orsini, da Angelo Ventura detto Tartaglia, da altri signori e, naturalmente, dai Papi.

Con la costituzione del Ducato di Castro, nel 1537, voluta da Papa Paolo III Farnese a favore del figlio Pier Luigi, Montalto (e gli altri paesi compresi nel ducato) godette di un periodo di discreta tranquillità.
Con la distruzione di Castro nel 1649, voluta da papa Innocenzo X, il Ducato di Castro venne reincamerato tra i beni della chiesa amministrati dalla camera apostolica. Si spezzò l’unità del territorio che fu concesso in enfiteusi, per tempi brevi, a diversi signori. Ciò non consentì interventi rilevanti.
Nel 1870, con la presa di Roma, termina il dominio dei Papi. Montalto entra nello stato unitario.


OGGI

Piccole piazze, vicoli sovrastati da archi, mura di cinta, lo stesso assetto urbanistico del centro storico evidenziano con particolare suggestione l’origine medioevale.

L'abitato è dominato dal Castello Guglielmi, il cui nucleo più antico è costituito dall'imponente torre quadrangolare. Costruito probabilmente nel XV secolo dagli Orsini, come ricordato dalla lapide posta sulla torre, il castello subì in seguito numerose ristrutturazioni.
Alla fine del XVIII secolo venne rialzato di un piano e nel secolo scorso vennero aggiunte la loggia e la merlatura attuale.
Percorrendo via Vulci si giunge a una porta ricavata nel tratto settentrionale delle mura; da qui si accede alla piazza Felice Guglielmi, su cui prospetta la facciata neoclassica di Santa Croce. L'interno è a navata unica e al di sopra dell'altare, custodito entro una teca in vetro, si conserva un pregevole dipinto, raffigurante "La Madonna della Vittoria".

Percorrendo via Soldatelli si giunge davanti alla bella facciata settecentesca della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta. L’edificio mostra sopra il portale di travertino lo stemma di Papa Pio VI Braschi che ne promosse il completo rifacimento nel 1783. L’interno, a unica navata, è decorato con interessanti dipinti della fine del XVIII secolo. In una teca, sulla destra, sono conservate le reliquie di Quirino e Candido, santi patroni di Montalto. In piazza Giacomo Matteotti si trova il Palazzo del Comune. La struttura, sorta in origine come convento francescano, venne successivamente trasformata in fortezza dai Farnese e inglobata nella cinta muraria.

Fuori del centro storico, in prossimità della via Aurelia, si incontrano le settecentesche fontane delle Tre Cannelle e del Mascherone, entrambe con lunghe epigrafi sormontate dallo stemma del Comune. Lungo la strada per Marina di Montalto si può notare, sulla sinistra, la chiesa di San Sisto, costruita dai frati Agostiniani forse nel XIII secolo, e in seguito trasformata prima in lazzaretto e quindi in ospedale.
Percorrendo l'Aurelia, dopo aver superato la frazione di Pescia Romana, si arriva al Palazzo del Chiarone, l'ex dogana pontificia. Munito di circa 90 stanze, con tanto di appartamento papale, stalle e prigione, risulta oggi, purtroppo, completamente abbandonato. Nei dintorni del centro abitato è possibile ammirare i settecenteschi Archi di Pontecchio. Infine, nei pressi del Castello della Badia (Vulci) è conservato il Casale dell'Osteria, pregevole esempio di architettura colonica risalente al tempo della riforma fondiaria.
I DINTORNI
MARINA DI MONTALTO
Attrezzata località turistica situata a due chilometri da Montalto, Marina di Montalto si è sviluppata a partire dagli anni Cinquanta. Le ampie spiagge sabbiose, le vaste pinete e le funzionali strutture ricettive fanno di questo centro un luogo ideale per la villeggiatura. Nei pressi della foce del Fiora si trovano un massiccio edificio che fungeva, probabilmente, da magazzino del grano e una torre a pianta quadrata, recentemente restaurata, costruita forse nel XV secolo. Più a sud, in località Punta delle Murelle, affiorano a breve distanza dalla riva le antiche strutture del porto di Regisvilla.

PESCIA ROMANA
Nel territorio del Comune di Montalto di Castro, a dodici km. dal capoluogo, è situato il centro abitato di Pescia Romana (2.500 abitanti ca), il cui territorio si trova a confine con quello del Comune di Capalbio e quindi con la Toscana.
L’abitato è costituito da due nuclei principali: “Il Borgo Nuovo” ed “il Borgo Vecchio” , oltreché di una miriade di case coloniche sparse nella bellissima campagna circostante. Dei due borghi, quello più antico, si sviluppò, presumibilmente dopo l’anno 1700, intorno ad una piccola chiesa edificata dai gesuiti ed intitolata al loro fondatore, Sant’Ignazio. Il nucleo più recente, a ridosso della Statale Aurelia, fu inaugurato nel 1961 e costituisce senz’altro uno fra gli esempi più belli ed armoniosi di comunità rurale, sorta in seguito alla riforma agraria attuata a partire dai primi anni 50, con il tramite dell’Ente Maremma. Nucleo centrale del Borgo Nuovo è la chiesa di San Giuseppe Operaio, a pianta esagonale, con cupola anch’essa esagonale sul cui soffitto si trovano affreschi di notevole pregio, così come di altrettanto pregio è l’altare centrale e la bella fontana all’esterno dell’edificio.
La storia di Pescia si è sviluppata in modo sostanzialmente diverso rispetto a quella del capoluogo. Infatti, mentre Montalto di Castro, intorno all’anno 1300 diviene proprietà della famiglia Orsini, entrando, in seguito, a far parte del ducato di Castro, Pescia Romana rimane nell’ambito della Camera Apostolica.
Intorno all’anno 1820, la “Tenuta di Pescia” viene concessa alla famiglia Boncompagni-Ludovisi, Principi di Piombino, che ne rimase proprietaria fino alla riforma agraria. Per decenni il territorio di Pescia Romana fu caratterizzato dalla presenza di acquitrinii e di estese zone paludose. La scarsa popolazione dovette subire le conseguenze della presenza della “malaria”.
Oggi, dopo il risanamento, effettuato con la riforma agraria, lo stesso territorio è caratterizzato da un clima estremamente salubre e da una grande fertilità, che consente una agricoltura avanzata e di grande pregio. Alcuni dei prodotti ortivi di Pescia, in special modo meloni, ma anche pomodori e cocomeri, sono noti in tutti i mercati per le loro elevate qualità.
In tempi più recenti, in modo sempre più accelerato, si è venuto sviluppando il settore turistico.
Si contano ormai a migliaia i turisti che frequentano Pescia Romana, attratti, oltrechè dalla bellezza della campagna, e dalla possibilità di effettuare molte escursioni, sia di carattere naturalistico, che artistico culturale (Argentario, Capalbio, Sovana, Saturnia, Oasi WWFF di Burano, Giardino dei Tarocchi di Pescia Fiorentina, Parco archeologico di Vulci, Museo etrusco di Vulci, Oasi WWFF di Vulci, Castello Guglielmi di Montalto, Museo etrusco di Tarquinia e moltissime altre possibili mete di pari bellezza ed interesse, tutte nell’ambito di pochissimi km) , anche e soprattutto, dagli otto km. di spiaggia, tutta allo stato naturale, con alle spalle un “tombolo” assolutamente intatto, quale ormai si può ritrovare soltanto qui e dalla limpidezza e pulizia delle acque del mare sono ormai ben note ovunque le spiaggie: “di Marina di Pescia”; “del Casalaccio”; “di Costa Selvaggia”.
Altra attrattiva nel periodo estivo è costituita da alcune manifestazioni di notevole interesse, quali: La Sagra del melone, ed il Palio delle contrade, durante il mese di agosto.

 

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